L’impatto economico delle tasse sui passeggeri in Europa e della loro eventuale abolizione porterebbe un incremento reale del PIL dello 0,05%, nell’anno immediatamente successivo all’abolizione, con ulteriori aumenti graduali per ogni annualità successiva.
La richiesta di AICALF al legislatore è quindi che essa venga gradualmente eliminata.
Le addizionali d’imbarco sono oneri imposti ai passeggeri, che vengono raccolti dalle compagnie aeree trasferendo gli importi sulle tariffe al consumatore.
Ciò ovviamente crea una crescita dei prezzi al passeggero, con conseguente effetto deprimente sullo sviluppo della domanda e del traffico aereo, nonché una riduzione della connettività, ossia la riduzione del numero delle rotte e della loro frequenza, in quanto non più economicamente sostenibili.
L’eliminazione di questa tassa determinerebbe un aumento della connettività, attraendo investimenti, lo sviluppo di attività di business favorendo gli interscambi commerciali e l’industria turistica e di conseguenza stimolando la crescita del PIL e la creazione di posti di lavoro. Il gettito correlato a questi benefici andrebbe a compensare il mancato introito derivante dalla abolizione della tassa, generando una variazione positiva per le casse dello Stato.
La legge 350/2003 prevedeva l’introduzione di un’addizionale di 1€ per passeggero in partenza da tutti gli aeroporti italiani, finalizzato per il 60% a sostenere il fondo del Ministero dei Trasporti che finanzia i costi sostenuti dall’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile (ENAV) per la messa in sicurezza delle sue infrastrutture e per il 40% i comuni nel cosiddetto “sedime aeroportuale”, vale a dire quei comuni che nel loro territorio hanno un’area aeroportuale.
Successivamente la tassa è stata costantemente aumentata fino a raggiungere 6,50 euro in molti comuni italiani, 7,50 euro per gli aeroporti di Roma.
Di recente, i comuni di Napoli e Venezia hanno introdotto a partire dall’anno in corso le addizionali comunali sui diritti di imbarco nella misura rispettivamente di 2,00 e 2,50 euro in base al combinato dell’art. 1, comma 572, della Legge 197/2021 e dell’art. 50 del decreto-legge 50/2022 che consentono ai comuni capoluogo di città metropolitana in elevato deficit pro-capite di ottenere risorse dallo Stato in cambio dell’impegno a compartecipare tramite misure come appunto l’aumento delle addizionali. Sulla base di normative in parte analoghe nelle finalità, sta avvenendo lo stesso anche in altre città che sono Città metropolitane o capoluoghi di provincia, come ad esempio a Brindisi.